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Cammino lungo la Parenzana (1/3)

Un piacevole e sorprendente incontro nei pressi di Montona con Mauro, romantico viandante ed escursionista d’istinto. La sua è una Parenzana a piedi, iniziata e voluta sotto la spinta di una sana curiosità e voglia d’evasione.
Tutto questo si materializza in un suggestivo e dettagliato racconto a puntate che pubblichiamo sul nostro blog. Sensazioni e pensieri nella libertà dell’Istria minore per quello che è spesso un viaggio Slow dentro se stessi oltre che sui sentieri istriani.
Grazie Mauro per aver condiviso la tua esperienza!

[message_box title=”” color=”basic”]Un piacevole e sorprendente incontro nei pressi di Montona con Mauro, romantico viandante ed escursionista d’istinto. La sua è una Parenzana a piedi, iniziata e voluta sotto la spinta di una sana curiosità e voglia d’evasione.
Tutto questo si materializza in un suggestivo e dettagliato racconto a puntate che pubblichiamo sul nostro blog. Sensazioni e pensieri nella libertà dell’Istria minore per quello che è spesso un viaggio Slow dentro se stessi oltre che sui sentieri istriani.
Grazie Mauro per aver condiviso la tua esperienza![/message_box]

1. Prima puntata

Una coincidenza predeterminata, così è stato l’inizio di questo viaggio.Mi trovo in un locale di Trieste e leggendo in velocità il giornale “Il Piccolo”, vengo a sapere che c’è la presentazione di una guida sulla Parenzana (la coincidenza). Mentre leggo con interesse l’articolo, sale in me la sensazione di realizzare quello che sto leggendo. Fare un cammino di alcuni giorni consecutivi è sempre stato un mio desiderio (la predeterminazione).

Quando parlavo con altre persone, di fare un viaggio a piedi, si parlava sempre del cammino di Santiago De Compostela con partenza in Spagna e arrivo sull’Atlantico. Poi, l’organizzazione logistica del viaggio e del lungo percorso, faceva sì che tutti dicevano “Deve essere bellissimo”, ma nessuno lo realizzava, me compreso.

Ma, partire da casa e intraprendere un cammino di qualche giorno, questo sì che era possibile…

Il cammino l’ho sempre considerato un colloquio. Un lungo colloquio condiviso con la persona con la quale lo facciamo, con la Natura che si ha tempo di assaporare passo dopo passo, oppure con noi stessi se lo facciamo da soli.

In chiusura dell’articolo, leggo che il giorno dopo, cioè la domenica, organizzano un giro in bici proprio per il primo tratto della Parenzana. Tra me e me penso, che, forse avrei trovato lì quella guida.

Così il giorno dopo, domenica mattina, nella piazzetta di Muggia circondato da ciclisti nei loro preparativi trovo la guida e la compro.

Ecco! mi sento già contento.

Capisco che ho tra le mani non solo qualcosa da leggere, ma anche qualcosa da vivere.

Do un’occhiata veloce e mi rendo conto che è una guida preziosa. Le piantine sono ben segnate, il percorso viene indicato meticolosamente passo passo, vi sono indicazioni utili per soggiornare e brevi ed essenziali informazioni culturali. Ci sono consigli per affrontare il cammino sia in bici che a piedi, e il formato leggero e la sua apertura a 180° ne favorisce l’uso e la lettura. Bellissimo!

Così, lascio il gruppo di ciclisti che mi trasmettono la sensazione piacevole di un loro affiatamento.

Ero uscito per comprare il libro e farmi una passeggiata sul Carso, ma ora che mi trovo con quel libro in mano, perché non provare a metterlo in pratica?

Il tutto non era stato programmato e di conseguenza dava ancora di più il gusto di farlo.

Così, dal rio Ospo, comincia questa esplorazione non prevista.

Arrivato fino a Risana faccio sosta pranzo e poi rientro a casa.

Una piccola prova … un assaggio.

Il giorno dopo, è lunedì riprendo il lavoro e mi organizzo la settimana.

La mia prima escursione quindi, è stata una normale gita domenicale e si era conclusa lì.

Ma qualcosa mi era rimasto dentro e covava.

Il primo segnale l’ho avuto lunedì, quando guardando il meteo vedo che le previsioni sono buone per tutta la settimana. Ecco, vedi, mi dico, quando farò la Parenzana il clima ideale sarà proprio questo.

Tutto però finisce ancora lì.

Proseguo quindi con il mio lavoro, faccio le mie varie attività, e la settimana è avviata.

Due giorni dopo, al pomeriggio, mi accorgo che sul lavoro non spingo come al solito e che ho un generale calo di attenzione. Accantono questa sensazione e proseguo con il lavoro.

 §§§

All’improvviso il cortocircuito! Mi dico, parto per la Parenzana!

Al solo pensiero di partire, le mie energie improvvisamente si riprendono totalmente. Sento un gusto dentro di me e mi sento in azione. L’attenzione si riattiva e mi risveglio da quel torpore che avevo precedentemente.

La mia mente viaggia a mille. Ho altri impegni presi prima nel corso della giornata, quindi il tempo a mia disposizione per organizzare il tutto è limitato.

Per prima cosa sposto gli appuntamenti di lavoro e successivamente studio il possibile itinerario. Leggo il libro velocemente per vedere le cose che devo portarmi dietro e come organizzare al meglio il viaggio e così… il giorno dopo mi trovo sull’autobus 20 diretto alla stazione centrale per prendere l’autobus delle ore nove per Isola.

Sì proprio da lì inizia il mio percorso: (ISOLA-KANEGRA), (KANEGRA-GRISIGNANA), (GRISIGNANA-MONTONA), (MONTONA-VISINADA), (VISINADA-PARENZO). In tutto quattro notti.

Il percorso è stato la mia prima sorpresa della Parenzana. Infatti, abituato a fare la solita strada per Parenzo, di circa settanta chilometri, sono sorpreso nel sapere che la Parenzana è lunga centotrentadue chilometri. Visto il tempo a mia disposizione, Isola è il mio punto di partenza ottimale, e calcolando circa venti chilometri al giorno, una misura che mi sembra “onesta”,  fisso le tappe.

La 20 arriva alla stazione, la giornata è bella, mi sento bene, chiedo i biglietti per Isola. La persona mi guarda sorpresa e mi dice: “Guardi che l’autobus per Isola non c’è alla domenica e nei giorni festivi.”

Lo guardo, e capisco che devo attuare il piano B. Macchina fino a Isola.

Lo saluto e ritorno sulla stessa 20 che mi aveva portato alla stazione degli autobus. Vedo l’espressione dell’autista che non capisce. Io si, c’è sempre qualche dettaglio che sfugge. L’importante è avere sempre un piano B!

Primo giorno

Eccomi a Isola!

Si parte. Il viaggio l’ho voluto fare da solo perché volevo proprio staccare completamente. A chi mi chiedeva: “Ma lo fai da solo?” 

La risposta era: “Sì”, e sono contento di farlo proprio “da solo”. Questo percorso ha tutte le caratteristiche per poter essere fatto anche da soli. Innanzitutto quel sentiero era una vecchia linea ferroviaria e ci passava un treno! Quindi, è ben largo, non c’è alcun rischio di perdersi e inoltre incontri sempre qualche ciclista o gruppi di ciclisti lungo il percorso.

Infine, poiché il treno a quell’epoca era a vapore, con poca energia a disposizione, il percorso è agevole con leggere pendenze e salite.

Ma lo fai a piedi?”

Sì, proprio a piedi. è ancora più riposante. Devi solo camminare e niente altro. Un passo dopo l’altro guardando in giro.

Ma tutta questa strada?”

Sì, ma facendola a tratti di 20 km circa, sono circa 3km all’ora, ed è tranquillamente digeribile. (Unica nota influente può essere il tempo atmosferico: se fa caldo l’impegno aumenta di molto. La pista, essendo larga, non è molto ombreggiata, per cui se il sole è cocente il tragitto è meno agevole).

Bene! Parcheggiata l’auto in una strada secondaria, infilo lo zaino e… muovo i miei primi passi sulla Parenzana! Finalmente!

Primi veri passi, perché quelli di alcuni giorni prima erano solamente un assaggio di Parenzana, ora con lo ZAINO e l’aspettativa di dormire fuori è tutta un’altra cosa, altra atmosfera!

A proposito, non so dove dormirò la prima notte. Infatti, confidando nella zona turistica e del periodo fuori stagione, sono certo che troverò una sistemazione.

I primi passi li faccio con le scarpe da ginnastica. Ho due paia di scarpe, un paio da ginnastica per il tratto asfaltato della Slovenia e un altro da trecking leggere, per il tratto in Croazia dove il terreno è più sassoso.

La lettura del libro mi è stata utile anche per poter adottare questi accorgimenti importanti.

Il libro, appunto, diventa il mio compagno di viaggio e per tutto il percorso lo tengo in mano. Nella sua lettura, gli scenari descritti e quelli reali che mi trovo a vivere dal vivo, dialogano tra di loro.

L’atmosfera è da gita domenicale. Vi sono molte persone che fanno il percorso sia in bicicletta che a piedi. Quindi c’è un flusso di persone variegate, ma il contatto con la Natura è totale. Appena passata una bicicletta, ti ritrovi per molti tratti solo lungo il sentiero.

Senti dapprima le loro voci che provengono da dietro e quindi ti segnalano il loro arrivo. Poi dopo il sorpasso e passata la breve onda, ritorna la calma di quei luoghi.

Il tutto è estremamente piacevole.

La primavera è nel massimo della sua espressione ed esplosione.

Tutte le sfumature di verde possibili, campi di terra rossa appena lavorati, il cielo terso, azzurro senza una nuvola, alberi in piena fioritura, la strada costeggiata da fiori gialli, ulivi piantati in modo regolare danno un senso di armonia al paesaggio. Profumi della fioritura, qualche cane che abbaia, gli uccelli danno il meglio di sè, il panorama si apre ampio con Pirano che si staglia in lontananza.

Questo film e questa musica scorrono nei miei sensi, passo dopo passo.

Il rumore dei miei passi si unisce a questo insieme.

E ad ogni passo tutto l’insieme rimane.

Camminare è diverso dall’andare in macchina, in treno, in bici, dove tutto sfreccia via…via… rapidamente.

Ora ho il tempo di vedere l’albero che si avvicina e di continuare a vederlo.

La continuità della visione dà un senso di calma e la primavera mi trasmette una gioia serena.

Una sensazione che rimane, passo dopo passo…

Arrivo alla galleria di Portorose che porta una nota di novità al cammino e per i bambini sicuramente di eccitazione.

L’apparizione del mare all’improvviso è sempre una gioia.

è ora di pranzo e quando scendo tra le case di Portorose, seguendo il percorso, gli odori di pesce sostituiscono gli odori precedenti e tra me e me penso: “Altro che barretta energetica”, qua mi trovo un ristorante e mi faccio una bella pausa pranzo, e festeggio il tutto”. Arrivo al campeggio di Santa Lucia e scopro quanto sia bello il suo promontorio fuori dal campeggio.

Ormai sono mentalizzato nell’andare sul ristorante vicino al mare, quello segnato sulla cartina del libro. Il passo si fa più veloce. Al ristorante, trovo molte persone e che sono ancora in attesa di mangiare… troppo tempo da aspettare. Piano B. Rinuncio al ristorante e proseguo, anche perché non so ancora quanta strada mi rimane da fare.

Il tratto diventa pianeggiante e le saline sulla mia destra sono un mare di terra piatta.

Fa un po’ caldo e immagino che fare questo pezzo di strada in estate, diventa sicuramente più impegnativo e in questo caso, oltre a bere di più, penso che farlo in due o in compagnia possa essere la soluzione. Uno sforzo più impegnativo diventa molto più leggero se condiviso.

Passo, passo, nella tranquillità più assoluta giungo al confine Slovenia Croazia.

Adesso l’emozione del passare il confine e il rumore mi risvegliano dalla quiete precedente.

Emozione, perché, passare un confine a piedi dà una sensazione completamente diversa. Non sei all’interno di una corazza di ferro di un’automobile, ma sei in piedi e… uomo davanti uomo.

Inoltre, con sorpresa, mi accorgo che in realtà il confine è molto rumoroso!

Nell’automobile sei in parte insonorizzato, in quanto hai solo un finestrino aperto, ma a piedi, senti tutto il rumore delle macchine, dei pullman, le ripartenze delle varie macchine.

Eppoi, come tutte le cose che vedi a piedi, ti ci avvicini gradatamente e hai quindi la possibilità di vedere tutto quello che c’è attorno al confine.

Con soddisfazione anticipo e fermo una macchina per consegnare i documenti all’addetto della frontiera. è la stessa soddisfazione che si prova quando lo fai con la moto, ma in questo caso è ancora di più, le persone ti guardano con curiosità, con maggiore attenzione e cercano di capire se hai qualche segno addosso che possa far capire la tua provenienza. In realtà venivo solo da qualche chilometro prima, ma per loro questo era sconosciuto.

La poliziotta croata guarda i miei documenti e mi chiede: “Dove vai?”, “A Parenzo” rispondo.

Fino là”!? “Sì” le dico e penso, a fronte della sua meraviglia come se fosse chissà che impresa, sento invece che andare fino a lì a piedi sia una cosa estremamente semplice. Spesso le cose ci sembrano più grandi di quello che in realtà sono, proprio perché non abbiamo mai pensato di poterle fare o meglio ancora non abbiamo mai provato a farle.

Bene! Passato il confine scopro una novità. Sono solo.

Fino a quel momento c’era sempre qualcuno, ma adesso sono veramente solo !

Qualche ciclista passa ancora, ma molto più raramente e a piedi non c’è nessuno.

Sto entrando nel pomeriggio tardo, l’aria si fa ancora più piacevole per camminare e i colori sono più caldi. La strada, in leggera costante salita, mi mostra uno scenario delle saline spettacolare.

Lungo la strada incontro un ragazzo ed una ragazza in bicicletta. Dopo un po’ il ragazzo torna indietro e mi chiede delle informazioni sul percorso. Facciamo una breve conversazione e conveniamo entrambi, quanto sia più salutare stare a contatto con la Natura piuttosto che chiusi in una stanza davanti ad un monitor. La Parenzana potrebbe essere una grande occasione per ritornare a trovare momenti di autentica poesia. Una maglietta con la scritta “Meno monitor più Parenzana!” sarebbe da fare.

Riprendo il cammino.

Giunto al punto del belvedere e zona di ristoro con vista panoramica sulle saline, vorrei ringraziare gli autori del libro; se oggi sono qui il merito è loro. Faccio una foto del libro aperto sul tavolo per poi inviarla via email. Non conosco gli autori, ma sul libro è indicata la loro email.

§§§

Bene… dove andrò a dormire?

Kanegra! sono vicino al termine di questa bellissima giornata, sogno una bella doccia e sono pronto per rifarmi del pranzo mancato.

Arrivo al campeggio di Kanegra e…chiuso! Aprono domani.

Urge piano B. Vedo due persone che salgono la strada, stanno tornando dal mare. Spiego loro la situazione e mi dicono, possono darmi un passaggio fino alla strada principale. Ottimo! Nel breve tragitto in macchina, si ricordano di avere mangiato molto bene in un ristorante lì vicino, a Barboj, e mi portano là. Si chiamano Fabio e Lorena e sono le seconde persone dopo il ragazzo ciclista, con cui oggi ho parlato. Persone simpatiche e disponibili. Li ringrazio e ci auguriamo reciprocamente un buon proseguimento.

Trovo la camera per dormire e sono felice. Adesso si…. Doccia e ristorante!

Al ristorante, seduti al tavolo ci sono tre persone e si presentano: Denis il gestore del locale, un ragazzo e un uomo di settantacinque anni di nome Benito.

Benito è un personaggio. è istriano, ha vissuto per quindici anni a Santo Domingo e dopo appena due minuti che ci siamo presentati, mi racconta delle barzellette.

Contraccambio con alcune delle mie e creiamo subito uno spirito di compagnia. Durante la cena, sento che al tavolo affianco, Benito sta raccontando le sue avventure di vita ad alcune persone.

Tra le varie avventure, una mi fa proprio ridere per la sua originalità. Quando portava in Italia chili e chili di datteri. Si era inventato uno stratagemma che consisteva nell’aver collegato una borsa di acqua sopra il manicotto del motore. Poco prima del controllo alla dogana, tirava lo spago, facendo cadere l’acqua sul manicotto caldo. Dal cofano, quindi, cominciava ad uscire del vapore in modo consistente.

A questo punto i finanzieri si avvicinavano e gli chiedevano cosa stesse accadendo! Benito, a quel punto, inveiva contro l’automobile e i finanzieri premurosi lo aiutavano e spingere la macchina, con i chili di datteri, oltre il confine perché stava intralciando il traffico! Dopo di che, fatte le dovute finte riparazioni, ripartiva e ringraziava i finanzieri per il loro aiuto.

Tante erano le sue storie e la sua voglia di raccontarle che gli ho consigliato di scrivere un libro: “Le avventure di Benito”.

Dopo cena rientro nella camera che dista mezzo chilometro. La serata è calda, la luna piena… l’intensità di quel giorno non è ancora finito. Mi sembra sia passato tanto tempo e forse ancora di più per il fatto che il tutto è avvenuto in modo casuale. Quel giorno io non dovevo essere lì! Dovevo essere a Trieste a fare altro e invece mi trovo in questo paesino… sto tornando da solo nella camera sotto la luna piena.

Continua…

Mauro Galli – galli@spin.it

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