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Deviazione per Portole

Data: 31 Dic 2012
By: ViaggiareSlow
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Il 21 dicembre è il giorno dell’anno in cui le ore di luce si riducono al minimo. L’inizio astronomico dell’inverno. Noi, il giorno sucessivo, abbiamo deciso di festeggiare l’arrivo del Generale, andando ad esplorare forse la deviazione più interessante dal tracciato della Parenzana: la via per Portole.

Siamo partiti da Grisignana, e ci siamo mossi lungo il tracciato, che in questo periodo è bello fangoso… che ogni tanto insozzare di terra le bici è bello… e ci siamo lasciati trasportare dalla discesa dolce accompagnati dal panorama mozzafiato sulla valle del Quieto, tra brume e nebbie basse risalenti dalla costa.

E’ un po’ evidentemente che il tracciato non viene percorso, perché, dietro una curva, un grosso pino marittimo sradicato e non ancora rimosso ostruiva completamente il sentiero. Segni di vita, come le innumerevole piume di giandaia sul tronco riverso dell’albero, segno di un feroce pasto di qualche animale selvatico.
Abbiamo notato con piacere -anche se i puristi della montain-bike potrebbero storcere il naso ;) – che il selciato dei due cavalcavia succesivi è stato ripulito dei ciottoli più grossi, spianato e appianato con brecciolino di riporto, a tutto vantaggio dei cicloturisti meno cattivi o in sella a biciclette meno votate all’off-road.
Al Km 12 siamo arrivati allo spiazzo che occupava, un tempo, la stazioncina di Portole, oggi completamente scomparsa, e abbiamo preso la stradina sterrata verso monte, che collegava un tempo il paese alla ferrovia. La mulattiera è bella larga, tanto che viene percorsa oggi dai fuoristrada e non presenta un fondo particolarmente sconnesso o scivoloso. Dopo circa 3 Km con pendenze variabili tra l’8 e il 10%, tra terrazzamenti incolti, vitigni e piccole coltivazioni di ulivo, arriviamo nel centro abitato, un tempo vissuto da più di 500 residenti, oggi ridotto quasi a paese-fantasma, anche se numerose opere di recupero delle architetture originali lo stanno riportando agli antichi fasti. Qui ci concediamo uno spuntino nella graziosa gostilna “La Loggia”, ricavata nello spazio sottostante la bella loggia veneziana, un tempo epicentro della vita pubblica della comunità. Parcheggiata nel cortile della trattoria troneggia una vecchissima griglia a legna, mangiata dalla ruggine e dalle intemperie. Ci siamo concessi qualche minuto per fotografarla.
Ci siamo quindi rimessi in sella per attraversare i pochi chilomteri che ci separano dal bosco Cornaria e soprattutto da Ponor Butori, l’abisso Butori, al Km 22, poco dopo aver superato Sterna.
Qui, Il torrente Jugoski, superato di pochi metri un bellissimo mulino di inizio ‘900, scompare, cadendo all’interno di una profonda dolina, dove raccoglie le proprie acque in un piccolo laghetto, per poi inabissarsi letteralmente nel ventre della terra, scavando le faglie calcaree del sottosuolo, che in queste zone si alternano a quelle arenacee. L’area è recintata e alcune rampe di scale portano verso il fondo della dolina. Purtroppo, dato l’imminente arrivo del buio -siamo pur sempre nel secondo giorno più corto dell’anno- abbiamo deciso di non attardarci oltre e non siamo scesi a vistare il laghetto, accontentandoci della vista dall’esterno (foto dell’utente Flick Astrobobo).

Abbiamo proseguito quindi verso il bosco Cornaria che imbocchiamo girando verso sinistra al Km 25. Questo è un vigoroso bosco deciduo, dall’ampio respiroe caratterizzato da scarso sotto-bosco, segno che nella bella stagione, la volta degli alti alberi oscura quasi completamente il terreno.Il fondo è abbastanza regolare e poco insidioso, ricoperto quasi interamente dalle foglie cadute dai rami nei mesi passati, quindi poco fangoso, anche se, in alcuni tratti, può risultare scivoloso per le ruote della bicicletta. Proseguiamo per circa 3Km prima di sbucare nuovamente sulla strada asfaltata che ci ricondurrà a Grisignana, dove è d’obbligo una sosta in paese e un pellegrinaggio al vecchio tiglio, nella piazzetta di fronte al Caffè Bar Vero, per l’occasione agghindato ad albero di Natale.
Alla prossima.

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