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In equilibrio sul Leme

Sotto un cielo vivido color turchese come solo una mattina di luglio sa raccontare, si fanno sentire le cicale con il loro ronzìo amplificato dalle pareti a strapiombo del Canal di Leme.
Qualche motore in lontananza e una brezza sul viso che ti asciuga il sudore in questa torrida giornata. Una fresca birra laggiù ci aspetta, ma prima bisogna accarezzare il canale lungo il versante settentrionale a riparo nel fitto bosco.
Il fiordo si spinge tra Orsera e Rovigno, per una dozzina di km all’interno della penisola istriana come un enorme squarcio blu scuro, largo fino a 500-700 metri e profondo dai 20 ai 40 metri. Le rive del canale precipitano a picco dagli ottanta/cento metri dell’altopiano sovrastante con pareti calcaree anche verticali.

Quando il sole già cuoce la strada, montiamo in sella a ridosso di uno dei tanti campeggi che sfilano la riviera tra Parenzo e Orsera.
Si pedala sul mare, lungo la riva, l’acqua è lì che ti strizza l’occhiolino invitante, dovrà attendere: ora ci aspetta il fiordo sulle tracce di quello che viene chiamato il percorso di Casanova che ad Orsera soggiornò, si racconta, un paio di volte per sedurre una donna misteriosa.
Sfiliamo la frazione turistica di Fontane e poi entriamo ad Orsera, quella che potrebbe essere la sorella minore di Rovigno, aggrappata anch’essa al colle sopra un pugno di isolotti, sulla cui sommità spicca il campanile della basilica di S.Martino. L’asfalto è rovente, i pedali girano veloci.
Sgusciamo tra strade secondarie e poi la terra battuta, polvere bianca che si alza al passaggio. La bocca si fa asciutta e il desiderio di abbracciare un boccale di fresca bionda si insinua come un tarlo nel nostro immaginario.
La traccia sale, ora leggermente, a momenti più impegnativa, ma il percorso è praticamente un continuo dolce saliscendi. I campi di ulivi lasciano il posto alla macchia mediterranea.
A tratti nel bosco di pini, lecci e carpini, oggi riserva forestale Kontija, fa capolino il blu cobalto di un spicchio di mare. Sono stradine che portano giù sulla riva nelle grotta di San Rinaldo e nel “buso” di San Romualdo con tanto di piccoli bar estivi, calamite per escursionisti o marinai in cerca di ristoro.
Dopo qualche chilometro la traccia si sdoppia, ma la nostra meta è Klostar (San Michele di Leme) minuscola frazione ai margini della vecchia strada Trieste-Pola che costeggia il fiordo prima di tuffarsi in discesa.
Sede di un antico monastero benedettino che si può far risalire agli inizi dell’anno Mille, fondato da Fra’ Romualdo della famiglia ducale degli Onesti da Ravenna, ritiratosi qui eremita giace oggi in stato di abbandono. Rimangono conservate solo alcune aree che furono trasformate in caserma nel periodo asburgico.
Nella parte posteriore le rovine della cappella bizantina e del monastero. Al centro del chiostro una vera da pozzo in pietra bianca, con scolpite due colombe con calice posto tra loro. Tutto ora è mangiato dalla vegetazione e dai rovi. L’abbazia era una piccola cittadella fortificata con stalle, magazzini ed alloggi. Oggi il luogo giace in un placido silenzio interrotto solo dal frinire delle cicale e dal lontano borbottìo di qualche imbarcazione.
La sosta si fa qui, sotto un allettante pergolato dell’agriturismo bike-point della famiglia Matosevic.
Assolutamente birra e piatto di prosciutto istriano con i peperoncini verdi e pane fatto in casa.

Il sole è alto e fa caldo ma bisogna rientrare, abbiamo fatto promessa di un tuffo tra le isolette prima di chiudere la traccia. La bicicletta sfila come telecomandata sul percorso di rientro, Orsera, Fontane direzione Parenzo. Scendiamo da sella e lasciamo la bicicletta in custodia ad una nodosa carpinella, vicino alla riva, per farsi inghiottire dall’acqua avvolti dal blu.
L’estate è ancora lunga, la traccia riprende.

Un po’ di foto

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