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La scuola in bicicletta

Questa volta non è il fischio del treno che raduna i viaggiatori a sibilare alla partenza, ma è un piccolo fischietto a chiamare l’inizio di questa singolare avventura di classe.

Sono 25 ragazzi che partono al mattino per la loro prima gita scolastica di tre giorni. Niente di strano fin qui, se non fosse che l’intera gita si svolge a cavallo di una bicicletta! Insieme ovviamente agli insegnanti aderenti al progetto e all’accompagnamento  dell’associazione Viaggiare Slow, che ne ha curato anche l’organizzazione La III B con seconda lingua di insegnamento sloveno della scuola media muggesana Nazario Sauro è così la prima classe a vivere le emozioni di una gita slow.

Partenza da piazza Marconi per un’esperienza indimenticabile: da Muggia a Parenzo lungo la ciclovia della ex-ferrovia istriana della Parenzana. Un viaggio d’istruzione atipico che apre la strada ad un nuovo modo di pensare anche le gite scolastiche.

Un messaggio importante trasmesso ai ragazzi è quello della sostenibilità del viaggio e del basso impatto che ha la bicicletta nel rapporto con l’ambiente. L’opportunità di pensare “possibile” un viaggio che inzia da casa e ci conduce in un mondo vicino, spesso poco conosciuto, in completa autonomia e libertà, senza l’ausilio di mezzi inquinanti. L’esperienza, oltre a trasferire ai ragazzi un senso di responsabilità verso il proprio mezzo e maggiore autonomia nella sua conduzione, accresce le relazioni tra coetanei in un contesto extra-scolastico e sportivo in modo sano e consapevole, utile nel contribuire alla crescita e sviluppo dei futuri interpreti della nostra società.

Tre giorni – dal 3 al 5 maggio 2017- e un totale di ben 128 km e tante esperienze diverse dato che il viaggio offre un percorso informativo/educativo multidisciplinare.
Il viaggio, da il modo ai ragazzi di comprendere meglio la storia contemporanea che ha segnato il nostro territorio e ridisegnato nuovi confini. Nello specifico, dopo la caduta della Repubblica di Venezia, e il successivo dominio austroungarico e le lacerazioni del ‘900, intervenute con le due Guerre mondiali che hanno segnato con prevaricazioni e l’esodo queste terre.

E’ un itinerario di notevole interesse anche dal punto di vista paesaggistico e ambientale, con la scoperta lungo il tracciato di zone di significativa biodiversità (dalle zone umide costiere, alla distesa delle saline e alla costa rocciosa adriatica, dal Carso istriano alla foresta di Montona) e di sensibili differenze anche dal punto di vista geomorfologico.
Pedalando in bicicletta, lungo quello che è stato il tracciato di una ferrovia (dismessa nel 1935), si ha modo di scoprire le opere e manufatti ancora presenti lungo il percorso, quali per esempio le stazioni, i ponti e le gallerie che vantano oltre un secolo di storia e  riscoprire il contatto con altre culture e lingue che si incontrano durante il viaggio, recuperando i reciproci valori di convivenza e rispetto ora presenti nelle nostre zone di confine.

Il percorso riserva rapidi cambi di pagina, il  sole si nasconde a volte, e a tratti e pure un po’ di pioggia accompagna il convoglio dei giovani escursionisti. Così anche il fondo e il paesaggio muta: l’asfalto lascia spazio alla terra nuda, sassi e morbidi ciuffi d’erba scorrono sotto le ruote tassellate. Il cielo si apre in un magnifico panorama sulla valle del Quieto sul poggio di Grisignana. Ma siamo a poco più di metà del percorso e la via è ancora lunga e ricca di nuovi scenari.

E arriva anche il fango, le strade rosse ricche e feconde di terra istriana nel tratto finale, si incollano alle ruote delle biciclette e scatenano una insana gara di enduro tra i ragazzi. Il traguardo arriva a salvare le poche magliette ancora riconoscibili, ma bici e zainetti sono sepolti dalla colla terrosa.

Le facce dei ragazzi, col passare dei giorni e mano a mano che il percorso si srotola, si aprono sempre più a larghi sorrisi, le tensioni iniziali magicamente svaniscono e il gruppo si salda tra canti e battute.

Il traguardo, sul mare, diventa quasi un accessorio del viaggio: l’impresa a Parenzo si è compiuta e viene salutata con l’entusiasmo dei vincitori. L’epica narrazione inizierà l’indomani tra i banchi della scuola ricca di commenti virtuosi.

La chiusa migliore però arriva da una delle mamme che attendono i ragazzi al rientro: con gli occhi lucidi e con la tenera dolcezza di una mamma che vede ricomporsi il suo quadro famigliare. Tra gli abbracci e i sorrisi dei compagni di avventura, reduci dalla mitica Parenzana,  si congeda così:  “hanno vissuto un’esperienza unica, i ragazzi sono partiti per questo viaggio felici e sono ritornati ancora più felici – Grazie!”

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