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Cammino lungo la Parenzana (2/3)

2. Seconda puntata

Secondo giorno

Mattina partenza per Grisignana.

Il primo pezzo di strada non è granché. Corre di lato la strada principale e lo scorrere delle macchine riporta ad un’atmosfera di misto Natura città.

In questo caso, forse, è meglio partire alla mattina presto così c’è meno traffico.

Lungo il cammino, passo dopo passo oltre allo scorrere dei panorami e dei profumi e dei suoni, c’è un altro scorrere. Quello dei miei sentimenti ed emozioni.

Dopo lo stordimento iniziale del primo giorno con tutte le sue novità, il secondo mi ha portato in un’altra dimensione: camminare lungo la Parenzana con lo zaino non era più una novità!

è incredibile la capacità umana di adattamento. Il fatto di trovarmi a camminare con lo zaino era divenuta una situazione del tutto naturale, come se lo stessi facendo da tanto tempo. è proprio quando una cosa è naturale che ci si adatta subito e ci si trova a proprio agio.

Diminuiti, dunque, gli stimoli esterni della vita della Natura, iniziano a farsi sentire sensazioni, emozioni e riflessioni, provenienti dal mio mondo interiore. Una moltitudine.

Passo dopo passo, con la medesima cadenza, i pensieri prendevano forma e così ogni tanto apparivano intuizioni, scoperte, conferme.

Di solito tengo con me un piccolo diario, sul quale annoto gli avvenimenti e le emozioni principali della giornata, ma camminando come posso fare? Piano B! Prendo l’Iphone dal marsupio e uso la funzione “registratore”. Come le poesie che puoi scriverle solo quando sgorgano in quel preciso momento e poi non le riprendi più, così quando ho un pensiero convincente con delle sensazioni chiare, premo il tasto registrazione.

E’ bellissimo!

Riesco a fissare così riflessioni importanti che altrimenti andrebbero perse. Allo stesso tempo decido di limitare la tentazione di usare spesso il registratore in quanto sono qui per staccare e per rimanere nella Natura. Mi do’ la regola di usarlo, solo quando sento che quella riflessione spontanea, è molto importante. Ripongo l’Iphone nel Marsupio e lo estraggo solo ogni tanto.

Tra me e me sorrido e dico: “Vedi, adesso ho anche con chi parlare.”

Il cammino continua costeggiando la strada, ma prima di Buie ritorna nel bosco.

Di solito quando si cammina è buon uso mangiare poco e bere piuttosto frequentemente.

La mia esperienza con la Parenzana è stata diversa.

Qui si tratta di una lunga passeggiata.

Per cui giunto a Buie e dopo aver visitato la cittadina, ne vale la pena, con la vista panoramica, le case mezze bombardate dall’abbandono e le belle vie, mi sono infilato dritto dritto nel locale della piazzetta in alto. Qui per i ciclisti hanno messo anche un parcheggio apposito. Mi sono seduto ad un tavolo all’aperto e … crema di asparagi con canestrelli, insalata mista in terrina con ricotta fresca di casa, pane caldo di pizza e birra da mezzo litro. Un gusto!

Ecco, diciamo che la birra si poteva evitare perché sapevo che dopo mi avrebbe presentato il conto con una certa sonnolenza. Ma questo inconveniente l’ho risolto, quando , dopo aver ripreso il cammino verso Grisignana, ho fatto una sosta sotto un ulivo con vista su Buie e il mare in lontananza.

Il bello della Parenzana è anche questo.

§§§

Cammini alla mattina, calcoli di arrivare in un paesetto all’ora di pranzo e lì ti fai un bel pasto con comodità e magari anche in compagnia, è facile incontrare altri come te che stanno facendo il percorso. Poi riprendi la camminata e fai una breve sosta, quando ti viene un po’ di sonnolenza. Il sole si fa sentire di più in quel momento della giornata, quindi un riposo sotto qualche albero in un prato è l’ideale. Quando nuovamente si riprende a camminare il sole batte meno e si procede con più gusto. Si entra un po’ alla volta nella seconda parte del pomeriggio, s’intensificano gli odori e il canto degli uccelli.

La strada Buie-Grisignana è piacevolissima ed immersa nel verde.

Sono partito alle 9 e 30 e arrivo a Grisignana alle ore 18.

Ho il tempo di trovare una stanza, lasciare lo zaino e fare un giro nel Paese. Al rientro, doccia e cena… con, ovviamente, Fusi!

Dopo cena ritorna di nuovo la sensazione di appagamento di una giornata ricca di emozioni, di riflessioni, di un cammino nel verde, i buoni pasti. Pienezza di vita.

L’atmosfera si fa sempre più intima.

A Grisignana ci sono pochissime persone. Mi aspettavo di trovarne molte più, essendo sabato, ma invece non c’è nessuno. Faccio le foto alle stradine vuote che danno ancora di più il senso della storia e del vissuto del paese.

Nell’oscurità si vede ancora il panorama sulla valle, e si sentono solo le “voci” degli animali. Sono tutti ancora a casa e nei ristoranti a mangiare e parlare.

Qui fuori c’è solo questo ampio panorama, questa breve brezza e i vari cani che si chiamano tra di loro in lontananza l’uno l’altro. Tra di loro c’è un’altro suono. Quella di un branco di pecore. L’abbaiare dei cani mi ricorda un’atmosfera familiare, ma quella delle pecore mi dà proprio il senso di campagna e di Natura.

Uscito dal paese, vedo una grande illuminazione.

Mi avvicino, c’è un campo di bocce. è perfetto, con una illuminazione da stadio. Lì, gli abitanti di Grisignana, passano le loro serate dopo una giornata di lavoro.

Solo e rigorosamente uomini.

E’ questo uno degli ingredienti fondamentali per fare emergere lo spirito istriano. Così, tra una palla e l’altra è tutto uno scherzo una battuta e “un richiamo di attenzione verso Dio”. Parlano tutti in quel istroveneto che è un vero piacere sentirlo parlare. Quando senti dire la parola “bocia” o “picio”, lo dicono in un modo, quasi, come se parlassero ad un bambino e ti ispirano affetto. Subito dopo il… “Richiamo di attenzione verso Dio!”, forma il quadro d’insieme!

Non si può definire bestemmia, non è un’imprecazione, ma piuttosto un rafforzativo di un ma, o di quello che si vorrebbe dire.

“Anche questa la me se vignù curta e stramba, o… …!”

Passo un quarto d’ora e più a vedere questo teatro istriano. Altro aspetto piacevole è che ci sono giovani ed anziani. Questo miscuglio rende il tutto ancora più ricco di battute.

Bene, ora si rientra in camera.

 Terzo giorno

Dopo una ricca colazione con la frittata e prosciutto, riprendo il cammino.

Tra me e me penso che questi due giorni sono stati eterni e la dimensione del tempo si è dilatata. Il tutto è stato così ricco che se anche la mia gita finisse qui, ne sarei totalmente appagato.

Il percorso da qui in avanti si immerge nella Natura e… rimane così per tutto il percorso.

Bello, ampio tra gli alberi, nessun paese da attraversare lungo la strada. Sono possibili, invece, due fuori pista nei paesetti di Piemonte d’Istria e Portole.

Ormai, dopo il terzo giorno, mi sento già di casa.

Le cose nello zaino so dove sono, i movimenti per prendere la borraccia e bere e poi rimettere lo zaino in spalla, sono diventati due automatismi che mi fanno compagnia. è incredibile come ci si possa legare anche a certi gesti. D’altra parte, il primo dissetandoti ti rigenera, il secondo ti dà la sensazione della ripartenza. Cammino ormai come se fosse da tanto tempo. Se penso che due giorni prima stavo organizzando la mia agenda di lavoro settimanale…

Faccio un fuori pista per vedere Piemonte d’Istria. Il paese merita assolutamente una visita. Mai come qui, ho visto l’accostamento tra la decadenza dell’abbandono più totale con a lato alcune casette ben fatte e curate.

Ne esco un po’ disorientato. C’è un miscuglio di sensazioni in questo paese che alla fine ti sorprende, ancora. C’è una chiesa enorme e osservando una fotografia posta all’esterno, scopri che il suo interno deve essere (o lo era ?), spettacolare.

Riprendo il percorso originario e mi rendo conto, che questa mattina alla locanda, prima di partire, non ho chiesto di prepararmi un panino. Così, mi ritrovo a fare questi 20 chilometri con la colazione della mattina, un pezzetto di cioccolata e tre albicocche secche.

Lungo la strada incontro poche persone, sono tutti ciclisti, nessuno a piedi. I ciclisti la maggior parte sono coppie. Lui e lei e spesso stranieri.

Quando ci si incontra ci si saluta. Quanto basta per non sentirti solo, e per avere una sensazione di solidarietà e vicinanza di intenti.

Decido di non visitare Portole in quanto, non credo di avere il tempo a mia disposizione e comunque sono già molto soddisfatto della visita a Piemonte.

La strada è in leggera discesa e la vista di Montona in lontananza è il punto di riferimento. Con il passare del tempo Montona si fa sempre più grande.

Giunto verso il fondo valle comincio ad allontanare da me delle zanzare.

Dopo un po’, queste aumentano.

Dopo un po’, vengo assalito.

Fanno una specie di nuvola attorno a me.

Mi giro, vedo che si concentrano proprio sopra di me.

A queste, si aggiungono altre, fino a formare una specie di codazzo.

Mi assalgono, si infilano nel collo, sulle braccia, dappertutto.

Aumento la velocità del passo… niente.

Comincio a darmi dei colpi con le mani sul collo, intuendo che qualcuna sicuramente è lì all’opera mentre io non la sento. Quelle che si posano un attimo sulla mano mi danno soddisfazione di ridurle in pulviscolo dall’altra mano. Ad un certo punto, uso il libro come un ventaglio e continuo a darmi pacche sulle spalle… Niente. I vari tentativi non migliorano la situazione. Sento una che mi ronza vicino all’orecchio e penso, avrai mica intenzione di andare lì dentro ? Non è un dubbio, è una certezza!

Un’altra mi rimane intrappolata nel battito delle ciglia dell’occhio.

A quel punto agitandomi con tutto il corpo, comincio a roteare il bastoncino, mio compagno di viaggio, tenendolo per la cinghia. Praticamente divento un elicottero che cammina nel bosco. L’idea mi sembra geniale. Data la velocità del bastoncino, sicuramente riuscirò a prendere qualche zanzara volante! Le altre potrebbero, chissà, desistere dall’inseguirmi. I conti tornano . E così, senza fermarmi nel camminare, mi volto a destra e …non ci sono più. Un sorriso di soddisfazione mi sale immediatamente, ma voltandomi a sinistra… Maledizione sono tutte lì a sinistra! Probabilmente nella foga, roteavo maggiormente in una direzione e queste dopo un po’ si sono riorganizzate. Ho finito tutti i piani a mia disposizione, rimane l’ultimo. Prima o poi il loro territorio umido che sto percorrendo finirà.

Così è. Dopo cinque minuti tutto finisce. Nel caso può servire, portarsi dietro un piccolo Autan.

§§§

…Paesetto di Levade!

Come sto per arrivare nel paese, vengo accolto dall’abbaiare dei cani. Ma quanti sono?

E tra me e me mi dico sorpreso: “Ma come fanno a vivere qui con questo casino? “Dopo un pò capisco… è ovvio, servono per trovare tartufi.

Così giunto a Levade, mi fermo davanti ad una grande tabella con la mappa e le informazioni sui percorsi a bici ed a piedi che si possono fare nel territorio.

Lì ,scopro che la camera che ho prenotato, è si sotto Montona, ma dall’altra parte del percorso e quindi devo farmi altri 5 km in più del previsto per arrivarci.

A quel punto, resomi conto della novità imprevista, quel bar che avevo visto prima con alcuni ciclisti seduti fuori, potrebbe essere una buona sosta e soprattutto un buon panino prima di ripartire, visto che l’ultimo pranzo è stata la colazione.

Mi faccio portare un piatto di prosciutto istriano con formaggio, pane fresco, olive, olio di oliva, bicchiere di vino nero e tè.

Rimango lì almeno tre quarti d’ora a gustarmi questo piatto eccezionale.

Sono seduto e apprezzo la fine del pranzo con la sensazione di leggerezza per non avere lo zaino sulle spalle, con i ragazzi del locale che giocano a carte nel tavolo a fianco, che arriva un triestino. Ordina un bicchiere di vino bianco e contemporaneamente si lamenta con i ragazzi per non aver trovato sigarette. Ciò lo aveva costretto ad andare fino a Pinguente per comprare un pacchetto. Il classico Triestino arrogante nei modi e che si lamenta. Tra me e me penso. è proprio vero, hai due tipologie di persone; quelle che cercano le soluzioni nelle cose, e quelli che parlano di problemi e hanno sempre qualcosa di cui lamentarsi. Le persone che parlano di problemi a loro volta tendono a crearli. Sono a questo punto della riflessione che sento un colpo.

E’ il triestino che dopo essersi bevuto il bicchiere di vino, facendo retromarcia con la macchina ha centrato una macchina posteggiata. I ragazzi che giocano a carte se ne escono con un “Picku ..!” ed io grido al triestino di fermarsi.

Tant’è, che alla fine, definiscono un indennizzo di cento Euro e la faccenda finisce lì.

Bene, riprendo la strada e nota dolente, il tempo atmosferico si è guastato, grosse nuvole si stanno addensando. Cinque chilometri con la macchina sono un attimo, ma a piedi diventano un’oretta e mezzo o poco meno. C’è tutto il tempo quindi per una possibile pioggia e che pioggia…!

Comunque, fisicamente sto bene, ho mangiato, ho già un posto dove dormire, quindi anche se piove, mi bagno.

Cammino di buona lena, con il vento che monta. Vedere Montona dal basso con queste nuvole basse e scure è affascinante e allo stesso tempo, uno stimolo a mantenere il passo sostenuto.

Lunga galleria oscura! La camminata continua con le sue sorprese e questa lunga galleria senza illuminazione ne è un’altra. Un altro motivo per cui apprezzo l’Iphone e che ha anche la funzione torcia. Così con l’Iphone in mano mi illumino la strada all’interno della galleria. La luce non è fortissima, ma più che sufficiente per vedere bene dove metto i piedi. è una semplice galleria, sai che finisce tra breve, che non c’è nessuno e che tutto è tranquillo. Eppure sensazioni ancestrali e antiche riemergono quando sei nell’oscurità, per cui quando vedi la luce della fine galleria ti fa piacere.

…Bene, il tempo sta tenendo, forse ce la faccio prima della pioggia.

Tra me e me, penso che devo prestare più attenzione nel vedere i posti che ho prenotato per dormire, e avrei dovuto accorgermi che ero ben fuori da Montona e che la Parenzana faceva il giro attorno al paese.

Mi dico, che forse sarebbe stato meglio se avessi prenotato a Montona. Lì ci sarei potuto arrivare prima e trovare un’atmosfera più vivace.

In quel preciso momento mi viene in mente il motto che ho coniato durante il percorso della mattina: Il bicchiere mezzo pieno! Nella vita mi dicevo è meglio avere e conservare l’atteggiamento del bicchiere mezzo pieno. Ti fa vivere meglio, sei più ottimista e nelle delusioni stai male una sola volta, quando le cose vanno male veramente. Il pessimista, invece, sta male due volte in quanto sta male prima dell’avvenimento e dopo quando avviene.

Ovviamente il tutto è banale, estremamente banale nel dirlo, ma mantenere la coerenza a questo atteggiamento non è affatto banale.

Quando vedo il cartello Brkac mi viene da cantare e mi dico, ma sì, a Montona ci sono già stato, l’atmosfera un po’ turistica già la conosco, qui invece sono in mezzo alla campagna.

Ti accade raramente di trovarti in questi posti sperduti e poi sei stanco. Meglio il silenzio e la pace della campagna per rigenerarmi. Con tutto il rispetto per Montona che merita essere vista, mi sorprendo, per l’efficacia immediata del motto.

“Ha trasformato una leggera perplessità in qualcosa di certamente buono.”

…Casa!

Sono accolto dai cani per la strada. Mi vengono incontro, curiosi, per il nuovo arrivo. Comprendi i loro caratteri da come si muovono. C’è quello che ti viene vicino perché vuole essere accarezzato, quello un po’ indeciso che ti guarda, ma rimane lì, quello che ti abbaia, ma capisci che non è pericoloso perché mentre abbaia sposta la testa di lato perdendo lo sguardo con te, o il suo abbaiare ogni tanto viene meno. C’è invece quello più pericoloso, quello che ti guarda fisso e mentre abbaia mantiene lo sguardo su di te e mantiene anche il tono del suo abbaiare. Quest’ultimo tipo l’ho visto raramente e sempre legato.

In questo caso, il Labrador, che mi viene vicino, mi dimostra con tutto il suo corpo il desiderio di sentire la mia vicinanza e di essere coccolato un po’.

Salutati i proprietari della casa, vado in camera, è accogliente.

Doccia e tempo due minuti sono di nuovo fuori per andare a cena. I tempi per cambiarsi in questo viaggio sono ridotti al minimo, non c’è molto guardaroba sul quale fare la scelta!

Questa volta ho fatto più tardi del previsto e partito da Grisignana alle 10, sono arrivato alle 19 e 30 a destinazione. Come chilometri, comprendendo le deviazioni, ho fatto circa 28 km. Sono un po’ stanco, ma molto contento che i miei prossimi passi sono in direzione dell’agriturismo Toni, a mezzo chilometro.

Domanda, sarà aperto? Questo è un posto sperduto.

Alternativa B, salto la cena.

Come mi avvicino vedo dei bambini giocare… buon segno è aperto.

Entro nell’agriturismo e con piacere trovo quell’atmosfera rustica che ti fa capire che lì si mangia bene. Il locale con tavoloni e panche dà verso la cucina, che con due porte a saloon ti permette di vedere il cuoco al lavoro, di sentire i piatti e bicchieri che vengono lavati o riposti via. Il proprietario si presenta con tutta la sua stazza. è un omone che ti ispira simpatia e capisci che prova proprio piacere nel vedere che i suoi clienti siano soddisfatti e contenti. Così è. Ordino un piatto di gnocchi con la lepre e un quarto di vino, oltre all’acqua. Mi porta invece, mezzo litro di vino, oltre all’acqua, e gli gnocchi me li porta in una terrina! Con il mestolo per mettere un po’ alla volta nel piatto!

Vi sono poche persone all’interno, stanno bene tra di loro e l’atmosfera è piacevole.

Sono lì che mangio come un lupo i miei gnocchi (non si mangia come a casa, quando si ha fame si mangia con la testa bassa nel piatto), quando le due famiglie vicino al mio tavolo si alzano per andare via. Uno dei due uomini, salutandomi incuriosito, indicando la guida della “Parenzana in bicicletta” sul tavolo, si presenta come uno degli autori del libro.

Non ci posso credere!

La persona che durante il viaggio avevo in mente e alla quale volevo mandare una email di ringraziamento con qualche foto per un suo eventuale prossimo libro, è lì? Nell’agriturismo da Toni sperduto nel paesino di Brkac?

Mi alzo in piedi di colpo per la bella sorpresa e gli racconto velocemente della mia intenzione di inviargli dei ringraziamenti. Si chiama Fabrizio e mi presenta la sua famiglia lì a fianco, che riconosco anche nelle foto del libro. La situazione è totalmente sorprendente! Quando gli racconto che sto facendo la Parenzana a piedi, mi dice che sono pochi quelli che la fanno a piedi, la maggioranza la percorrono in bicicletta. Mi chiede se posso fare un racconto di questa mia esperienza e poi di inviarglielo.

“Ah, con molto piacere”, gli darò anche informazioni dei posti nei quali mi sono trovato bene, per un suo eventuale futuro libro sulla Parenzana fatta a piedi.

Ed è così, che in questo momento, mi trovo a scrivere questo breve racconto… L’ennesima sorpresa di questo viaggio… E… il motto del bicchiere mezzo pieno aveva ragione! Se non fossi venuto a Brkac, non avrei incontrato uno degli autori del libro, e non ci sarebbe neppure stato questo racconto.

Finita la cena me ne torno a casa sereno e contento per la giornata trascorsa, ho percorso quel mezzo chilometro tra le campagne, illuminato dalla luce del telefonino e …anche questo si ricorda.

Continua…

Mauro Galli – galli@spin.it

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