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Friuli Venezia Giulia – viaggiando la frontiera

Un vecchio payoff per promuovere il turismo nel Friuli Venezia Giulia recitava accanto al logotipo della Regione: “Ospiti di gente unica”.

Affrontare un percorso in bicicletta in questa regione di frontiera significa viaggiare abbracciando le identità e le diversità -uniche nel suo genere- che queste terre suggeriscono ad ogni cambio di scenario.

Una regione punto di contatto tra diverse culture e diverse anime, condita da lingue e dialetti diversi, tutte identità multiple dove spesso il “io” declina in “noi”.

Montando in sella a Udine, la città di Giambattista Tiepolo, troviamo una delle più belle piazze veneziane su terraferma – piazza della Libertà dove si fronteggiano lo stile gotico veneziano della Loggia del Lionello e quello rinascimentale della Loggia di San Giovanni.

Possiamo salire al Castello sulla cui altura si trovano i musei civici e la chiesa di Santa Maria. L’origine del colle del Castello, era ritenuta fino a poco tempo fa il risultato dell’accumulo di terre e detriti nel corso dei secoli. C’è però una leggenda che oggi leggiamo con qualche fondamento. Una storia che narra che, quando Attila nel 452 saccheggiò Aquileia, al tempo una delle più grandi città dell’impero romano, per godersi lo spettacolo da Udine, ordinò ai suoi soldati di costruirgli qui un’altura.

Oggi il nostro itinerario ci porta in direzione Est – verso Cividale del Friuli. Circa 20km separano le due città seguendo parte della Ciclovia FVG 4 della Pianura Friulana, superando il torrente Torre e le frazioni di Salt, Povoletto, Bottenicco con davanti a noi l’ampio panorama delle prealpi.

Cividale (antica Forum Iulii – dai cui il nome Friuli) sito Unesco dal 2011, capitale del primo ducato Longobardo in Italia, svela il meraviglioso Tempietto Longobardo o Oratorio di S.Maria in Valle con il complesso episcopale.

Geograficamente siamo ai piedi dei colli del Friuli Orientale sulle sponde del fiume Natisone con lo sguardo ora sulla pianura friulana a meridione.

Lasciata Cividale, superando il famoso Ponte del Diavolo (val bene una foto) per pedalare verso sud-est, seguiamo l’itinerario FVG 3 o ciclovia pedemontana, verso il Collio, oppure una via più alta che ci porta in Slovenia con il percorso transfrontaliero Bimobis.

Lungo strade minori, senza quasi accorgerci, valichiamo il confine per scoprire quanto è simile il paesaggio del vicino sloveno. La Brda è semplicemente il modo in cui gli sloveni chiamano queste zone, ma il paesaggio è lo stesso del Collio, curato dalla stessa mano di esperto viticoltore.

Rimanendo ai piedi delle alture, pedaliamo tra morbide colline e vigneti, tra piccoli paesini famosi per il vino (Prepotto, Corno di Rosazzo, Cormons, S.Floriano e Dolegna del Collio). Il Friuli ha ben poco da invidiare ad altre zone di pregio vitivinicolo italiane – prova ne è che il bianco più buono d’Italia arriva proprio da questa terra, dal Collio e nello specifico a produrlo, è Robert Pincic con la sua Gradis’ciutta un Friulano (ex Tocai) di San Floriano del Collio. A decretarlo è stata la giuria di esperti della rivista online Winesurf che ha degustato alla cieca quasi duemila etichette.

Dopo una quarantina di km (60 da Udine), prima di entrare a Gorizia superiamo la piana del Preval sfilando le pendici del Monte Calvario (Podgora in sloveno), dove si sono consumate feroci battaglie durante il primo conflitto mondiale e quindi passiamo l’Isonzo – fiume sacro alla Patria.

Si chiude quindi a Gorizia il nostro viaggio a oriente, una città che è essa stessa frontiera, la “Berlino d’Italia”, una città divisa con muri e confini poco permeabili fino a dicembre 2007 quando si sono allargate le maglie dell’Unione Europea con l’adesione della Slovenia a Shenghen.

In bici, passando il filo della linea di un confine impalpabile raggiungiamo piazza Europa (la Transalpina), dove possiamo saltare nel cerchio di metallo che divide i due Stati al centro della piazza. Obbligatoria una foto.

L’invito però è quello di “sconfinare” a Nova Gorica, e di pedalare su ordinate piste ciclabili che, dopo aver superato un moderno ponte tibetano ciclabile, ci scodellano lungo il Soča (il nome sloveno dell’Isonzo) che ci condurrà a nord-est verso Plava, Most na Soči e Kanal.

Gorizia e Nova Gorica oggi finalmente giocano insieme. Le due città infatti saranno unite e saranno tutt’uno visto che sono state proclamate insieme capitale Europea della Cultura 2025.

Quindi dopo le tragedie del Novecento, secolo di guerre e lacerazioni che hanno coinvolto queste terre, le due municipalità hanno un’occasione unica per la promozione e lo sviluppo del tessuto creativo e culturale di questa ricca area di frontiera.

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