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La bici e il mare

Nella lunga attesa di una finestra di bel tempo in questa stagione capovolta, Walter fiuta il meteo, come un cane da tartufo in cerca del fine settimana perfetto.

Il responso è quello atteso: l’anticiclone tiene, e questo inizio autunno regalerà il sole che l’estate ha maltrattato.

Deve preparare la cambusa per una “due giorni” in barca lungo la costa fino a raggiungere il Capo Horn istriano. In barca a vela e in bicicletta.

La Topeak bella imbottita sistemata dietro, sul portapacchi della due ruote: qualche attrezzo, un paio di camere d’aria e l’immancabile giubbino antivento.

Un caffè che rimetterebbe in piedi un cavallo e diamo lo start alla traccia, prima di salutare gli amici in piazza a Muggia. Si parte per un viaggio senza precedenti: andata in bicicletta e rientro a casa in barca a vela.

Un itinerario, sempre lungo la costa, spesso percorrendo strade secondarie, ciclabili e tracciati minori sterrati nel bosco. Il primo appuntamento con la barca è fissato a Parenzo. Dopo aver percorso tutta la regione nord-occidentale e infilato come perle alcune tra le più note località della costa slovena e croata: Capodistria, Isola, Portorose, Umago e Cittanova, ci sarà ancora tempo per un secondo e terzo caffè. Questa volta preso a bordo, all’appuntamento a Cittanova  per catturare le ultime immagini di un’estate sfocata.

Lungo il percorso, incontriamo campeggi deserti e cittadine assopite, tra i pochi escursionisti alla ricerca dell’ultimo sole di stagione. Ancora sterrato morbido per le ultime piogge tra le secche di Cervera. Le ruote ora saltano sui sassi a fianco dei campi di ulivi in riva al mare.

Come un orologio, l’appuntamento serale si chiude sul molo della dogana tra le acque piatte della penisola parentina.

Il giorno dopo si replica: questa volta pedalando in bilico sul canale di Leme e raggiungendo Rovigno: la Saint Tropez dell’Adriatico orientale.

Sul mare invece, monta il maestrale per spingere la barca verso sud, oltre le Brioni e il canale di Fasana.

Nuovo appuntamento a Vestre, dopo le cristalline acque di punta Corrente e gli scogli rovignesi. E giù via, sfilando Valle e Porto Colonne, gli sterrati di Barbariga e Peroi. Tra baie placide e spiagge deserte, con la bici che fila tra i campi come sui binari di un tram.

Pola è così vicina che, dopo Fasana, ne avvertiamo quasi l’odore. Quello del gasolio del porto che ci accoglie lungo la Riva ai piedi dell’arena.

Trovata sul molo la sistemazione notturna, l’indomani ci riserverà l’allungo in bici fino a Capo Promontore/Premantura e il rientro a vela a casa.

La sveglia è all’alba per affrontare gli ultimi km fino al finis terrae istriano. Qualche tratto asfaltato e poi lo sterrato che dalla sacca di Pomer, in leggera salita, ci accompagnerà fino alla punta.

La vista qui si apre straordinariamente: dal monte Maggiore/Ucka a Ossero, dalle isole dell’arcipelago Lussignano alle cime del Velebit, e più vicino, gli inconfondibili campanili di Medulin,  il faro di Porer, e gli scogli sotto costa.

Le ruote si fermano in punta, proprio sulle lastre in riva al mare tra il bazar del Safari bar, che a quest’ora è ancora chiuso.

Il tempo di chiudere la traccia, e salire sulla vedetta di legno per un ultimo sguardo nel blu.

Ora ci attende la navigazione, quando il leggero vento da est, comincia a ruotare. Sarà il maestrale a 16 nodi a soffiarci in faccia per tutto il ritorno. Lo scafo sbanda di bolina, ma risalire il vento costa fatica. E tempo. Sfilano le Brioni, il campanile di Rovigno, e un paio di bordi arditi tra gli isolotti di Sturago e San Giovanni. Una sosta a Parenzo e poi la risalita puntando il faro di Salvore.

Il viaggio si chiude con la randa e le luci accese. Il mare ci spiana il passaggio nel golfo di Pirano, il vento cala e sono spuntate le stelle.

Nel buio scorgiamo le barche dei pescatori con le loro potenti lampare. Lo scafo sembra telecomandato e le luci della città vicina fanno scomparire gli astri.

Ci accoglie il nostro porto di partenza con barche che si sono dimenticate di partire.

Il nostro viaggio è finito: delle funi legheranno ora barca e bicicletta. La notte è fonda e il nostro oceano là fuori ora dorme.

 

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