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Lussino: un’isola in bici

Che fosse il mese della bougainvillea lo si era capito già volgendo lo sguardo ai giardini. Centinaia di puntini fuxia tra le case pastello del porto. Lussino è così, l’isola meridionale delle Absirtidi, con magnifici punti panoramici sul mare dalle sfumature del blu e del verde.

Il nome antico di Absirtidi dato dai Greci alle isole di Lussino (Losinj in croato) e di Cherso (Cres in croato) è legato al mito di Medea, la maga innamorata di Giasone che lo aiutò a rubare il Vello d’oro. Secondo questa leggenda, Medea uccise il proprio fratello Absirto gettandolo nel mare. Le sue braccia si trasformarono in isole che presero il nome di Absirtidi…
L’estate qui profuma di menta e lavanda e mostra i colori dell’oleandro. Si anima di mille battelli, e il porto di Lussinpiccolo parla le lingue della babele europea. E’ però un’estate capovolta questa, anche le isole del sole vivono giornate in altalena. A giorni l’acqua arriva anche dal cielo. Il ruggito del temporale si è avvertito davvero potente.
Aspettando quindi l’alba giusta, prima che il sole si alzi a cuocere le strade, inforchiamo la bici per scoprire Lussinpiccolo, Val d’Augusto, BoccaFalsa, Cigale, punta Annunziata e Val di sole. Un continuo contatto con il mare tra sterrati pietrosi, lastre di cemento e vellutati tappeti di aghi di pino, lungo quello che probabilmente è uno degli itinerari lungo il mare più suggestivi dell’Adriatico orientale. Oppure l’area occidentale da Artatore all’aeroporto, una ragnatela di sentieri sassosi che scendono nelle baie più intime dall’acqua cristallina.
Si ribalta così la prospettiva per chi vive l’isola dalla coperta della barca.
Per chi volesse affrontare la cima Coppi dell’isola, la via è quella della Kalvarija, lungo un serpente d’asfalto, tirato dalle alture alle spalle della cittadina, che conduce alle porte di S.Pietro/Ilovik, l’isola meridionale dell’arcipelago lussignano. E’ un tratto impegnativo per polmoni allenati ma lo spettacolo è senza pari.

San Martino e Lussingrande, e giù fino a Rovenska sul lato orientale esposto a bora. Un incanto di anse smeraldo con lo sguardo al severo Velebit a terraferma, la porta Liburnica alle Alpi Dinariche. E’ facile farsi incantare dai lenti ritmi dell’isola, il fresco vento di maestrale e il ronzìo delle cicale tolgono ogni velleità sportiva.

Alla sera, capita poi di accoccolarsi in uno dei tanti caffè del porto e tra le mille voci, ascoltare le parole cantate, prima in un timido sussurro poi con più coraggio, da qualche “klapa” di vecchi lussignani che qui ritornano d’estate a respirare l’odore del sale e della loro lavanda.

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